Il Castello di Pietrastornina
Il Castello di Pietrastornina sorse sulla grossa guglia rocciosa che corona l'abitato del borgo medioevale, e se ne ha notizia, per la prima volta, in un atto di donazione fatto dal principe longobardo Arechi II nel novembre del 774. Il fortilizio, di cui oggi s'intravedono solo dei ruderi informi, si componeva di almeno due corpi di fabbrica, di diverse dimensioni, posti a quote differenti sulla rupe. Un sistema di camminamenti fatto di ripide scalinate adattate e ricavate nella roccia, e vari bastioni murari estendevano all'intera rupe il sistema difensivo. In questo modo ogni anfratto e sperone roccioso erano sfruttati e conformati allo scopo strategico, esulando pertanto da una qualsiasi tipizzazione precostituita e facendo della stessa guglia rocciosa, che si erge per più di 60 metri con le sue pareti a strapiombo, la fortificazione vera e propria. Dopo il periodo longobardo, il fortilizio ricompare nelle fonti documentarie nell'autunno del 1239, quando sotto l'amministrazione statale di Federico II di Svevia, venne inclusa la fortificazione rupestre nella lista dei cosiddetti "Castra exempta". L'undici febbraio del 1837, l'amministrazione decurionale di Pietrastornina decise l'abbattimento del castello perché i suoi ruderi costituivano un costante pericolo per le abitazioni dell'abitato sottostante; dello stato avanzato di rudere del castello ne è conferma la decisione di non redigere, prima della demolizione, "alcun registro dei materiali perché non v'erano legnami né sassi, ma solo muraglie infarcite e collabenti". Dal dicembre del 2003, sull'immobile è stato avviato il procedimento di dichiarazione d'interesse particolarmente importante ai sensi degli artt. 2, 6, 7 del D.Lgs. 490/1999 e dell'art. 822 del C.C.
Il testo è stato tratto dalla catalogazione dei Beni Storico Architettonici redatta dall'Arch. Giuseppe De Pascale. (L.R. 26/2002).